La prima intervista del 2025 è con Gabriele Cortiana, responsabile attività di base e tecnico dei giovanissimi provinciali U15, nonchè fresco di laurea in Scienze Motorie
1. Come è iniziata la tua carriera nel calcio e da quanto tempo collabori con Olimpia Verona?
Ho sempre giocato a calcio fin da piccolino, prima nella squadra del mio paese: l’A.S. Valli per poi spostarmi, all’età di 13 anni nello Schio. Qualche anno più tardi ho
cominciato, oltre a giocare, anche a dare una mano agli allenatori dell’attività di base.
Lo sport è sempre stato molto importante per me e l’attività di allenatore unita a quella di giocatore, mi hanno dato la spinta giusta per capire cosa veramente volevo fare. Da lì lo spostamento a Verona per l’università. il primo anno, lo ammetto, non mi sono preso molti impegni, anzi, tornavo spesso a casa per allenare e andare in panchina con i ragazzi che avevo allenato l’ anno prima a Schio. Il secondo anno, invece, per completare il tirocinio universitario, ho svolto attività presso la scuola calcio dell’Hellas Verona in contemporanea però, un po’ per necessità di arrotondare e un po’ per voglia di mettermi in gioco, ho cominciato ad allenare i primi calci (U7) dell’Olimpia Verona. inutile dire che allenando 2 squadre molto più spesso restavo a Verona. Questo è il terzo anno che faccio parte della famiglia Olimpia, e quello che era cominciato come un impegno “secondario” è diventato un lato importante della mia crescita calcistica e personale, che sicuramente porterò sempre con me.
2. Ci fai un bilancio di questa prima parte di stagione?
Quello che sta vivendo quest’ anno l’Olimpia è un po’ un anno di transizione: dal primo anno in prima categoria per la prima squadra, alle varie novità che ci sono state nell’organigramma della società. Transizione sì, ma pur sempre mantenendo principi solidi e solidali! Quello che dal primo anno mi ha colpito dell’Olimpia verona è l’ambiente sereno: sia per i mister, ma soprattutto per i ragazzi, così da permettere loro di esprimersi al meglio; una grandissima qualità nel trasmettere principi e valori da parte dei mister ai ragazzi; e l’importanza che viene data ai ragazzi, e al tutto il contesto che li riguarda. In questi primi mesi gli impegni sono stati tanti per tutte le categorie: pulcini ed esordienti hanno svolto quasi tutte le settimane, oltre alla doppia seduta di allenamento e alla partita di campionato, anche un’ulteriore partita amichevole, i giovanissimi oltre al campionato provinciale U15 hanno preso parte al campionato regionali di C5 che li ha visti impegnati, oltre ad un altra seduta
aggiuntiva di allenamento, anche in altre partite in tutto il territorio veneto e le due squadre di allievi si impegnano ogni giorno per migliorarsi e dimostrare di potersela
giocare con chiunque. Si può e si deve sicuramente migliorare nei numeri di atleti nelle annate più giovani, come sottolineavo prima i mister in quelle annate (come in
molte altre) oltre ad avere esperienza calcistica sono anche mister tutti laureati in scienze motorie e il loro bagaglio può permettere uno sviluppo ancor più importante
dei nostri giovanissimi atleti.
Da allenatore, dopo questa prima parte, se dicessi di essere completamente soddisfatto, mentirei. I miglioramenti si vedono! Sia singolarmente, sia di squadra abbiamo fatto passi in avanti ma, come dico ai ragazzi, è importante porsi degli obiettivi, e in questa prima parte non li abbiamo rispettati del tutto.
3. Quali sono le principali sfide quotidiane che affronti nei tuoi ruoli?
Da quest’anno in società, oltre ad allenare, svolgo il ruolo di responsabilità dell’attività di base. Un compito tutto nuovo per me, e con tante sfaccettature che da esterno è
difficile cogliere. Non nascondo che le preoccupazioni all’inizio non erano poche, soprattutto per le novità e l’importanza del ruolo. Svolgendo questo compito, ho capito ancor di più l’importanza di mantenere e coltivare quelle che sono le relazioni interpersonali: interfacciarsi con staff, allenatori, atleti e genitori spesso più grandi di me, anche se stimolante, non è sempre così facile.
Inoltre, svolgere questo compito, vuol dire riuscire non solo ad organizzare, ma anche programmare molti aspetti che possono sembrare scontati e distanti, ma che senza una buona programmazione non avrebbero il risultato sperato. Da allenatore il discorso, forse è un po’ differente. Le prime persone con cui interagisco sono i miei atleti U15. Interagire vuol dire “entrare in relazione con qualcuno o qualcosa stabilendo uno scambio di idee, azioni, informazioni o emozioni” facile? Assolutamente NO! Ognuno di loro reagisce in modo differente a diverse situazioni, e la capacità di un allenatore deve essere quella di capire ogni atleta per agire di conseguenza.
Forse un tasto dolente per me, dove devo migliorare molto, è la relazione anche con i genitori. Per il percorso dei ragazzi loro sono fondamentali. Non parlo solo dal punto
di vista economico, ma come supporto positivo che questi possono rappresentare per i loro figli.
4. Cosa consideri come la parte più gratificante dei tuoi ruoli?
da allenatore penso che le soddisfazioni più grandi non derivino dai risultati ma dalla complicità che si crea con la squadra. Con questo non voglio dire che non sia importante la prestazione e il risultato ma assume maggiore importanza quello che si riesce a trasmettere ai ragazzi, sia in campo che fuori. Riuscire, di conseguenza, ad
entrare non solo nel modo di giocare dei ragazzi, ma anche nel modo di pensare e reagire alle situazioni. Su questo aspetto, in questi anni in Olimpia, sono stato molto
fortunato: ho sempre trovato ragazzi appassionati, pronti ad ascoltare e con tanta voglia di dimostrare quel che valgono. Quest’anno in particolare molti dei ragazzi che
alleno oltre ad arrivare prima agli allenamenti, vengono al campo anche nei giorni di riposo per fare sedute aggiuntive. E’ un impegno in più che mi fa capire ancor di più
la loro passione e voglia, anche se molte volte l’allenamento si prolunga ben oltre l’orario “consentito” e sono costretto a restare al campo anche io.
Da responsabile vedere i ragazzini che arrivano al campo con il sorriso e voglia di vedere il loro mister mi rende molto orgoglioso, allo stesso modo sentirsi dire dai genitori: “è tornato stanco da scuola ma è voluto venire a tutti i costi” mi fa capire quanto bello sia lo sport e quanto bene facciano le società, i mister e tutti coloro che
si occupano di questo, ai giovani ragazzi!